La cripta della Chiesa dei SS. Maria ed Egidio a Badia Petroia, Citta’ di Castello (PG)
Rimozione delle opere provvisionali, Consolidamento e Restauro
2020 – 2024
Segretariato regionale del Ministero della Cultura per l’Umbria
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Umbria
Lavori di rimozione delle opere provvisionali e completamento consolidamento e restauro della Cripta di Badia Petroia della Chiesa di SS. Maria ed Egidio in Badia Petroia, Città di Castello (PG).
- Indagini preliminari alla progettazione definitiva
- Progetto definitivo
- Progetto esecutivo 1° e 2° lotto
- Direzione Lavori
- Coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione
Edifico tutelato ai sensi del D. L.G.S. 22/01/2004, n°42

L’odierna Chiesa dei SS. Maria ed Egidio è il nucleo centrale dell’antica Abbazia di Badia Petroia, situata nel territorio di Città di Castello, fondata intorno al 960 dai monaci benedettini e destinata a diventare un importante punto di riferimento religioso e culturale per tutta l’Alta Valle del Tevere.
Tra il XI e il XII secolo la chiesa fu riedificata in forme romaniche, con tre navate, tre absidi e una cripta monumentale triabsidata, composta da quindici campate con volte a crociera sostenute da pilastri, colonne e lesene.
La pianta longitudinale e l’imponente transetto sopraelevato testimoniavano il ruolo liturgico e monastico dell’edificio, che si sviluppava su tre diversi livelli destinati rispettivamente a fedeli, monaci e clero, rappresentando un esempio raro in Umbria delle chiese con presbiterio rialzato del XI secolo (crf. Renzo Pardi, Evoluzione delle basiliche umbre dall’alto medioevo alla fine del secolo XII, in Bollettino d’Arte del Ministero per i beni e le attività culturali, Fascicolo VI, Anno 1980).
L’abbazia cessò di essere un centro monastico attivo alla fine del Quattrocento e nel 1871 i beni vennero concessi in enfiteusi alla famiglia Rossi, che ancora oggi possiede una parte del complesso, trasformato in abitazione privata. Pertanto nel corso dei secoli successivi l’insieme unitario del monastero si è dissolto, solo la chiesa abbaziale ha conservato la sua funzione originaria di luogo di culto mentre parte delle navate laterali sono diventate abitazioni civili e magazzini agricoli di cui una porzione si trova oggi in stato di abbandono con notevoli crolli delle strutture.
Nel dicembre del 2020 la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, incarica lo Studio Tosti e Associati di redigere un progetto per la rimozione delle puntellature provvisorie a sostegno delle volte e delle colonne della cripta, realizzate dopo il terremoto del 1984 e rinforzate successivamente negli anni 2000. L’ingombro e l’invasività di tali opere, l’interruzione delle stesse senza ripristino delle finiture e degli impianti, hanno reso inagibile la cripta per circa trenta anni, negando alla comunità parrocchiale il suo utilizzo liturgico e ai visitatori la possibilità di ammirare il suggestivo unicum stilistico della cripta, essendo compromessa la lettura estetica e architettonica di tale spazio.
I lavori si sono conclusi nel dicembre del 2024 e la cripta è stata riaperta il 24 agosto 2025, una giornata di festa, emozione e memoria condivisa: così la comunità di Badia Petroia ha accolto la tanto attesa riapertura della cripta.
Lo studio diagnostico, indagini e saggi
In prima analisi è stato necessario pervenire all’anamnesi del manufatto prendendo in esame tutta la documentazione reperita dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici dell’Umbria e dal Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche per l’Umbria, afferente ai lavori di consolidamento e restauro pregressi, commissionati dallo stesso Provveditorato sulla porzione absidale della Chiesa a partire dall’anno 2000.
Successivamente è stata condotta una campagna di indagine e saggi effettuando:
– l’analisi di tutto il quadro deformativo e fessurativo rilevato sul sistema portante costituito dalle colonne interne alla Cripta e dagli archi e dalle volte a crociera impostate su di esse;
– il rilievo degli stati deformativi e dei fuori piombo delle otto colonne mediante il sistema di rilevamento strumentale tramite laser-scanner;
– il riscontro delle caratteristiche costruttive dei singoli elementi strutturali mediante videoendoscopie sulle volte, sugli archi e sulle due colonne a sezione quadrata per verificarne gli spessori e la tipologia costruttiva e tramite le indagini ultrasoniche su una colonna in pietra monolitica, a sezione circolare, per verificare la presenza di eventuali fessurazioni interne.

La campagna di saggi e di rilievo dell’organismo strutturale e dei quadri fessurativi e deformativi che lo affliggono, hanno permesso, tramite l’analisi interpretativa dei risultati scaturiti, di individuare con metodo scientifico le principali patologie presenti sulle strutture portanti interne alla Cripta:
La diagnosi
– DEFORMAZIONI PER FUORI PIOMBO DI ELEVATA ENTITA’ DELLE COLONNE IN PIETRA , che misurato su uno sviluppo altimetrico di nemmeno 2 metri raggiunge disassamenti rispetto alla verticale anche superiore ai 5 cm.;


– FORMAZIONE DI CERNIERE SULLA SOMMITA’ SUPERIORE DELLE COLONNE MONOLITICHE IN PIETRA, per effetto dei fuori piombo subiti, in corrispondenza della zona di contatto tra colonna e capitello e tra capitello e imposta delle volte a crociera, con fenomeni di rotazione relativa delle sezioni trasversali poste a contatto;
– INSORGENZA DI STATI DI DISSESTO PER SCHIACCIAMENTO DELLE COLONNE, dove le deformazioni per fuori piombo e gli stati di eccentricità che ne sono conseguiti hanno determinato la parzializzazione della sezione reagente e quindi la generazione di stati tensionali di sovracompressione nella porzione sotto pendenza;

– DEFORMAZIONI E FESSURAZIONI DI ELEVATA ENTITA’ DEGLI ORIZZONTAMENTI VOLTATI realizzati in conci di pietra rispetto alla loro configurazione originaria con fenomeni di depressione delle zone di chiave, che in alcuni casi hanno prodotto fenomeni di annullamento o inversione della curvatura originaria della conformazione ad arco.
L’INTERVENTO
A conclusione dello studio diagnostico sono emerse le ragioni per cui le lavorazioni eseguite all’inizio degli anni Duemila a livello del piano di calpestio del transetto della Chiesa non abbiano reso possibile procedere, all’epoca, alla rimozione delle puntellazioni metalliche provvisorie poste in opera all’interno della Cripta.
Le colonne, puntellate a seguito degli eventi sismici del 1984 e del 1997, non sarebbero state più in grado di assolvere la propria funzione portante, se non sostenute da nuove strutture metalliche a vista, atte a sgravare completamente le stesse dai carichi soprastanti e ad evitare cinematismi del sistema pilastri-archi-volte, presumibili soprattutto in fase dinamica (sisma).
La soluzione progettuale di seguito illustrata ha reso nuovamente fruibile la cripta in sicurezza, adottando una metodologia rispettosa dell’altissimo valore storico-artistico, operando un intervento distinguibile, reversibile e fedele al principio del minimo intervento.
FASE 1 – CONSOLIDAMENTO ARCHI E VOLTE
– Consolidamento degli archi e delle strutture voltate dall’intradosso mediante pulitura dei conci lapidei, scarnitura con rimozione delle malte cementizie sovramesse, stilatura dei giunti deteriorati e rinzeppatura degli stessi con cunei di legno o di scaglie di laterizio, successiva cucitura di archi e volte con barre in acciaio inox, finalizzate alla solidarizzazione reciproca dei conci sciolti.
– Restauro del paramento lapideo delle pareti mediante pulitura, scarnitura con rimozione delle malte cementizie sovramesse e stilatura dei giunti deteriorati.
FASE 2 – SMONTAGGIO OPERE IN FERRO ESISTENTI E SOSTITUZIONE CON NUOVE STRUTTURE DI SOSTEGNO DELLE COLONNE
Per poter procedere alla rimozione delle strutture provvisorie esistenti si è reso necessario realizzare delle nuove strutture di sostegno, operando la sostituzione dei presidi attuali sequenzialmente su una colonna alla volta.
I nuovi tralicci metallici, costituiti da un collarino installato immediatamente al di sopra dei capitelli e da quattro montanti tubolari dotati di cilindri filettati in sommità per la messa in carico, sono fondati sui cordoli in c.c.a. esistenti così da scongiurare i rischi connessi con le operazioni di demolizione e di scavo rese necessarie dalla realizzazione di nuove fondazioni.
FASE 3 – RESTAURO DEGLI ELEMENTI LAPIDEI E FINITURE
– Restauro degli elementi lapidei mediante la pulitura dei capitelli e dei fusti delle colonne, che mostravano uno stato di degrado differenziato in funzione della loro posizione, dovuto alla presenza di depositi superficiali incoerenti e a croste nere riconducibili al fumo di candele e ceri all’interno della cripta.
– Realizzazione di un nuovo piano di calpestio sopraelevato alla quota estradossale delle fondazioni in c.c.a. mediante struttura modulare in acciaio zincato e alluminio, rifinito con pavimentazione in tavole di rovere massello. Il nuovo piano di calpestio è stato volutamente lasciato discostato sia dalle pareti perimetrali sia dalle colonne per non interferire con le strutture preesistenti; un sistema di illuminazione a Led ha valorizzato le basi delle colonne e le pareti perimetrali. Nelle zone delle due absidi laterali, dove la quota di calpestio preesistente è rimasta invariata al fine di mantenere la percezione spaziale originaria della cripta, la pavimentazione è stata realizzata con mattonato di cotto fatto a mano. Non è stata rinvenuta alcuna traccia della pavimentazione originaria, rimossa durante gli interventi di restauro pregressi.